Sulle indicazioni nazionali imminenti: tre
considerazioni a prescindere.
Pare che siano in arrivo le
Indicazioni nazionali riviste per la scuola primaria e secondaria di primo
grado (temo infatti che le vecchie diciture
“elementare” e “media” non verranno ripristinate). Bene.
Prima che vengano
emanate e che si apra quindi il legittimo confronto sulla loro natura (pare che
sia già cominciato quello meno legittimo sulle bozze, ma questo è un malvezzo da cui è difficile liberarsi), vorrei
esprimere tre riflessioni su questioni a mio modo di vedere di un certo
rilievo, la cui validità penso vada ribadita “a prescindere”, come avrebbe
detto il principe De Curtis. E quindi prima che vengano emanate.
Lo faccio a titolo
esclusivamente personale, sul mio sito, in qualità di
docente pensante che ha avuto qualche responsabilità passata e anche recente
sulle procedure di stesura delle Indicazioni curricolari,
ma senza coinvolgere nella responsabilità di queste affermazioni nessuna
associazione e ente o gruppo alla quale appartenga o con cui abbia modo di
collaborare.
Se qualcuno
le vorrà condividere, tanto di guadagnato; mi scriva: mario.ambel@fastwebnet.it
1. Continuità
verticale e biennio
della scuola superiore.
Comunque saranno le
Indicazioni imminenti, è grave che non definiscano un forte e organico progetto
verticale dalla scuola dell’infanzia al biennio (almeno) della scuola superiore.
L’innalzamento dell’obbligo avrebbe dovuto infatti rappresentare
l’occasione storica per redigere indicazioni verticali e coerenti. È stato da più parti detto, scritto, chiesto. Vanamente. Peccato.
Ora l’uscita delle Indicazioni per la
scuola primaria e secondaria di primo grado, senza l’ultima sostanziale tappa
dell’obbligo rende ancora più stridente il mancato raccordo e l’evanescenza
delle elaborazioni fin qui fatte sul biennio. E se le
Indicazioni per la prima parte dell’obbligo dovessero essere buone, tale
mancanza di raccordo e di coerenza sarebbe ancor più grave. Né
facilmente ricostruibile a posteriori, anche perchè le motivazioni reali che
hanno impedito la stesura di indicazioni verticali e
unitarie continueranno ad impedirlo. Temo.
2. Condizioni
strutturali e ordinamentali
Comunque saranno le
Indicazioni imminenti, sarebbe grave che la loro emanazione non fosse
accompagnata dalla cancellazione definitiva della modularizzazione
2+1 per la scuola media e dall’attuale configurazione del regime di opzionalità e/o facoltatività nella elaborazione e nella
scelta degli impianti curricolari e dei modelli
orari.
Anche in questo caso delle buone
indicazioni renderebbero ancor più stridente l’assenza di una concomitante e
più coraggiosa revisione di modalità organizzative che
stanno incidendo profondamente sul cattivo funzionamento della scuola di base.
Non basta scrivere qualche
indicazione che dia respiro e qualche certezza agli
editori. La scuola nasce e si consuma nei modelli organizzativi e relazionali
messi in atto dalle scuole sulla base degli orizzonti culturali e professionali
attivati e delle risorse umane e finanziarie disponibili.
3. Traguardi
e certificazione
Qui è invece decisivo capire come
saranno formulate le Indicazioni imminenti. Se affronteranno il delicato
problema dei traguardi finali da raggiungere (come molti auspicano e sperano) allora bisognerà fare molta attenzione al rapporto fra quei
traguardi e la libido certificatoria
che pare aver assalito molti e che ha avuto recenti e pessime estrinsecazioni,
anche istituzionali.
La prassi ormai consolidata in questi
anni di forte confusione normativa a verificare e certificare “cose” che
nessuno “ha fatto”, ad usare terminologie polisemiche
in modo disinvolto e acritico, a mutare parole senza cambiar nulla della
sostanza del modo di pensare e fare scuola potrebbe immolare anche l’identificazione
dei traguardi da raggiungere, siano essi espressi sotto forma di obiettivi curricolari, di
competenze o di profili. E già non sarebbe la stessa
cosa.
Ho fatto queste riflessioni “a
prescindere”, perché su tali aspetti e non su altri si concentrerà comunque la mia attenzione e il mio giudizio, anche quando
le Indicazioni saranno emanate.
Il problema non è infatti
se le Indicazioni di questa o quella “materia” saranno migliori o peggiori di
quelle precedenti. Già di quelle, il problema vero erano
gli impianti complessivi, le prospettive e le scelte di fondo, i modelli
culturali e organizzativi di riferimento. Poi c’erano anche incongruenze e
banalità specifiche. A queste ultime penso si sia certamente messo riparo.
Sulle questioni più generali, invece, alcuni documenti programmatici
dell’attuale Ministero hanno lasciato intravedere qualche speranza che dovrebbe
però essere resa concreta da una più profonda e coraggiosa cancellazione e revisione normativa della legge 59.
O mi sbaglio?
Spero ovviamente
che le Indicazioni, ormai imminenti, dimostrino la totale infondatezza delle
mie preoccupazioni. Ne sarei finalmente sollevato, dopo sei anni di
sofferenza.
Torino, 9
luglio 2007
Mario Ambel