Attività di sintesi e semplificazione

di un testo da riscrivere per bambini di otto/nove anni

 

Il testo originario

e i singoli nuclei tematici

 

Nel marzo deI 1989 l’incidente della petroliera Exxon Valdez riversò nella baia di Prince William, in Ala­ska, 250.000 barili di petrolio con effetti disastrosi. Fece seguito, nel 1993, il naufragio della petroliera liberiana Braer presso le isole Shetland, provocando l’ennesima catastrofe ecologica. Il pomeriggio del 28 febbraio 1994 l’esplosione del pozzo T24 dell’impianto Agip di Trecate (Novara) per l’estrazione di petrolio ricoprì di greggio misto ad acqua, detriti, metano e idrogeno solforato gli abi­tati di Trecate e Romentino e gran parte delle risaie limitrofe. Mentre per i disastri provocati dalla disper­sione di petrolio in mare è stata fatta una certa esperienza, grazie alla quale si pos­sono oggi utilizzare tecniche di risanamen­to di una certa efficacia, per l’inquinamento terrestre da petrolio si è ancora in una fase del tutto pionieristica.

Solitamente infatti in­cidenti come quello di Trecate si sono veri­ficati in zone pressoché desertiche, lontane dai centri abitati e non adibite alle coltiva­zioni. Il risanamento del terreno è stato condotto sia con mezzi fisici, come il lavag­gio del suolo o l’estrazione degli inquinanti sotto vuoto, sia con mezzi biologici, utiliz­zando cioè batteri che si nutrono di idro­carburi.

Questa strategia naturale di intervento era stata messa a punto, anni fa, dall’istituto Oceanografico “Paul Richard” di Tolone, che aveva sperimentato con successo, in occasione dell’incidente della petroliera Valdez, un bionutrimento capace dì far pro­liferare microrganismi ghiotti di idrocarburi e capaci di digerirli. In effetti esistono diverse specie di batteri “mangiapetrolio” che si nutrono di idrocar­buri in maniera piuttosto specifica: ogni tipo di batterio è in grado cioè di attaccare e decomporre uno solo o al massimo pochi tipi di molecole idrocarburiche. Con metodi biotecno-logici è possibile trasferire a un u­nico batterio la capacità di degradare tutti gli idrocarburi presenti nel petrolio, renden­do così più efficace e veloce il risanamento dell’ambiente nei casi di inquinamento da petrolio.

    (2060 caratteri)

 

Le sintesi dei ragazzi: quarta A (ginnasio)

 

 

Sintesi (prevalentemente) “dal basso”

 

- focalizzate sulla successione di incidenti

 

 

Sintesi (prevalentemente)  “dall’alto”

 

- focalizzate sui disastri ecologici, sull’inquinamento

 

- focalizzate sull’incidente di Trecate e sulle tecniche impiegate

 

- focalizzate sul confronto fra esperienze diverse e sulle relative tecniche di risanamento

 

- focalizzate sui “batteri mangiapetrolio”


 

Sintesi (prevalentemente) “dal basso”

 

- focalizzate sulla successione di incidenti

 

Cester Zamira

Purtroppo, durante il corso degli anni, si sono verificati degli incidenti col petrolio che hanno inquinato sia le terre sia il mare.

Un episodio molto triste si è verificato a Trecate, un pesino vicino a Novara, quando un enorme pozzo che conteneva molti litri di petrolio è esploso ricoprendo di tante sostanze inquinanti miste ad acqua i due paesini di Trecate e Romentino. Mentre  per i disastri provocati in mare dal petrolio si trovano delle soluzioni che risolvono abbastanza il problema, per quelli provocati sulla terraferma gli scienziati stanno studiando ancora nuove soluzioni.

Solitamente incidenti, come per esempio quello di Trecate, si sono verificati in zone non abitate e non coltivate. Per pulire il terreno gli scienziati hanno usato mezzi fisici, cioè hanno ripulito e lavato il terreno, oppure hanno usato degli speciali batteri ghiotti di queste sostanze inquinanti. Questa soluzione è stata inventata da un istituto di nome “Paul Richard” che aveva sperimentato  con successo questa tecnica naturale dei batteri “mangiapetrolio”. I batteri, infatti, uccidono e mangiano queste sostanze inquinanti che al terreno e anche agli esseri viventi fanno molto male.

(1179 caratteri)

 

 

Antignano  Sonia

Nel marzo del 1989 la petroliera Exxon Valdez, in Alaska, fece disperdere in mare 250000 barili di petrolio con effetti disastrosi. In seguito, nel 1993, la petroliera liberiana Braer, presso le isole Shetland, provocò l’ennesima catastrofe ecologica. Il 28 febbraio 1994 esplose il pozzo T24 dell’impianto Agip di Trecate, a Novara. Oggi, mentre per i disastri provocati dalla dispersione di petrolio in mare è stata fatta una certa esperienza, per l’inquinamento terrestre, provocato dal petrolio, è ancora necessario rendere più veloce ed efficace il risanamento dell’ambiente. Solitamente, incidenti come quello di Trecate, si sono verificati in zone non abitate. Il risanamento del terreno è stato, quindi, eseguito con mezzi fisici, come il lavaggio del suolo o l’estrazione delle sostanze inquinanti; ma anche con mezzi biologici, cioè utilizzando batteri che si nutrono di petrolio. Anni fa, infatti, l’Istituto Oceanografico “Paul Richard” di Tolone aveva sperimentato, per la prima volta, con successo, in occasione dell’incidente della petroliera Valdez, un bionutrimento capace di dare origine a microrganismi ghiotti di petrolio.

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Curoso Giuliano

Nel marzo de11989 a causa dell'incidente della petroliera Exxon Valdez furono riversate nella baia di Prince William, in Alaska, 250.000 barili di petrolio con conseguenza disastrose per l'ambiente. Dopo, nel 1993 la petroliera Braer causò un'altra catastrofe naturale vicino alle isole Shetland nell'Atlantico. Nel1994 nel pomeriggio del 28 febbraio, un pozzo per l'estrazione di petrolio esplose vicino a Novara e ricoprì di petrolio unito all'acqua gran parte delle case di Trecate e Romentino e della campagna. Mentre per i disastri causati dalla dispersione di petrolio in mare sono state trovate alcune soluzioni, per la dispersione di petrolio sulla terra sono state trovare poche soluzioni.

Una di queste è l'utilizzo di batteri che si nutrono di petrolio. Esistono diverse specie di batteri mangiapetrolio, ma ognuno di questi è capace di distruggere solo una molecola di petrolio. Gli scienziati hanno trovato il modo di dare ad un unico batterio la capacità di distruggere tutte le molecole presenti nel petrolio.

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Florio Furno  Federica

Nel marzo 1989 la petroliera Exxon Valdez, in Alaska, gettò in mare 250000 barili di petrolio con effetti disastrosi. Nel 1993 la petroliera Braer provocò l’ennesima catastrofe ecologica. Il 28 febbraio 1994 ci fu l’esplosione del pozzo T24 dell’impianto Agip di Trecate a Novara. Mentre oggi per i disastri provocati in mare è stata fatta un’esperienza, per l’inquinamento terrestre bisogna lavorare ancora molto. Solitamente gli incendi come quello di Trecate si sono verificati in zone pressoché desertiche, cioè dove non vi sono case, campi ecc… Il risanamento del terreno è stato condotto sia con mezzi fisici che biologici, utilizzando batteri che si nutrono di idrocarburi. Questa strategia era stata messa a punto dall’Istituto Oceanico “Paul Richard” che aveva sperimentato un bionutrimento capace di far mangiare i batteri di Idrocarburi. Con metodi biotecnologici è possibile trasferire a un unico batterio la capacità di degradare tutti gli idrocarburi presenti nel petrolio.

(987 caratteri)

 

Matrone Francesca

Nel marzo del 1989 l'incidente di una petroliera versò in mare una grande quantità di barili di petrolio con effetti disastrosi, successivamente in Italia l'esplosione di un pozzo Agip per tirar fuori dal terreno petrolio ricoprì, appunto di petrolio misto ad acqua e detriti, le cittadine e gran parte delle risaie li vicine.

Per i disastri provocati in mare dalla dispersione di petrolio è stata trovata una soluzione, mentre per l'inquinamento sulla terra si è ancora in una fase del tutto iniziale. La pulizia del terreno è stata fatta sia con il lavaggio della terra, sia utilizzando batteri che mangiano alcune parti del petrolio.

Questa strategia era stata messa a punto da un'Istituto che aveva sperimentato con successo un nutrimento capace di generare microrganismi  che hanno fame di idrocarburi e capaci di digerirli; rendendo così più efficace e veloce la pulizia dell'ambiente nei casi di inquinamento da petrolio.

(928 caratteri)

 

 

Liguori Ludovica

Nel Marzo del 1989 una nave che trasportava del petrolio, ebbe un incidente e una grande quantità della sostanza si riversò in mare. In seguito ci fu un altro naufragio vicino alle isole Shetland.

Nel Febbraio del 1944 ci fu l’esplosione di un pozzo petrolifero, che ricoprì di sostanze inquinanti gli abitanti dei paesi vicini ed alcune risaie. Mentre per i disastri provocati in mare è fatta una certa esperienza per l’inquinamento terrestre si è in una fase del tutto sperimentale.

Solitamente gli incidenti come quelli precedenti si sono verificati in zone desertiche lontane dai centri abitati. La pulizia del terreno è stata condotta utilizzando batteri che si nutrono di elementi nel petrolio, che possono mangiarne solo poche quantità. Con certi metodi è possibile dare la capacità a un solo batterio di mangiare tutto il petrolio rendendo più efficace e veloce la pulizia della terra.

(891 caratteri)

 

 

Noghera Claudia

Durante gli ultimi trent’anni sono successi molti incidenti che hanno colpitola nostra terra. Nel 1989 c’è stato l’incidente della petroliera in Alaska, che ha riversato nel mare una grande quantità  di barili di petrolio, nel 1993 il naufragio di una petroliera vicino alle isole shetland ,e ancora nel 1994 l’esplosione di un pozzo a Novara. 

Per riuscire a pulire il terreno e l’ambiente da queste sostanze dannose, alcuni scienziati hanno scoperto delle specie da batteri che si nutrono di queste sostanze, e per questo sono chiamate “mangiapetrolio”. Esistono diversi tipi di batteri “mangiapetrolio” che pero hanno lo stesso compito: mangiare  gli idrocarburi e digerirli. Grazie a questi aiuti l’ambiente riesce a guarire più velocemente e a diminuire il problema dell’inquinamento del nostro pianeta.

(808 caratteri)

 

Capodanno Fiorenza

Nel 1989 una petroliera affondò in una baia dell’Alaska, scaricando in mare numerosi barili di petrolio e, così facendo, creò numerosi danni all’ambiente. Anche nel 1993 successe la medesima cosa vicino alle isole Shetland. Nel 1994 invece l’esplosione di un pozzo petrolifero causò numerosi danni alla città di Novara.

Tutti questi eventi si dimostrarono dannosi per l’ambiente e per questo si scoprirono dei nuovi batteri detti mangiapetrolio. Questi si nutrono di sostanze presenti nel petrolio e ne possono distruggere solo poche  ma esistono altri batteri che sono in grado di annientare tutte le sostanze presenti nel petrolio.

In questo modo il risanamento delle zone interessate è molto più veloce.

(703 caratteri)

 

 

Agazzi Davide

Nel mese di Marzo dell’anno 1989, il petrolio che era trasportato da una nave è caduto in mare. Questo è successo in una baia dell’Alaska e gli effetti sono stati disastrosi. Qualche anno dopo, una nave della Liberia affondò presso le isole Shetland, provocando molti danni. Il 28 febbraio dell’anno 1994 un pozzo che si trovava vicino a Novara è esploso.

Per fortuna la maggior parte degli incidenti sulla terra sono accaduti in zone desertiche. Per quanto riguarda l’inquinamento che si trova sulla terra, le ricerche non sono ancora a buon punto. Ultimamente sono stati scoperti dei batteri “mangiapetrolio” i quali si cibano di sostanze che si trovano nel petrolio.

(669 caratteri)

 

 

Boscolo Davide

Nel 1989 ci fu un incidente di una petroliera che riversò in una baia dell’Alaska migliaia di litri di petrolio con effetti disastrosi. In seguito ci furono molti incidenti per mare e per terra. In questi anni ci sono stati molti passi avanti per il risanamento del terreno con mezzi fisici ma soprattutto con mezzi biologici, utilizzando batteri che si nutrono di petrolio.

Questo intervento era stato messo a punto, anni fa, dall’istituto Oceanografico “Paul Richard” che aveva sperimentato con successo, in occasione dell’incidente di una petroliera, un bionutrimento capace di far proliferare batteri ghiotti di idrocarburi e capaci di digerirli.               

(665 caratteri)

 

 

Ferrero Cesare

Verso la fine degli anni 80’ una delle numerose baie dell’Alaska è stata invasa da un’immensa quantità di petrolio poiché una petroliera era naufragata. Negli anni successivi si sono verificati molti altri incidenti analoghi. Le zone marine invase dal petrolio possono essere pulite, mentre i territori terrestri invasi dalla “marea nera” non si riescono a lavare facilmente. Proprio per questo motivo  l’uomo usa dei batteri che, poco a poco, mangiano il petrolio. Questa tecnica è stata sperimentata da un Istituto Oceanografico francese.

(540 caratteri)

 

 

 

 

 

 

 

 

 


 

Sintesi (prevalentemente)  “dall’alto”

 

- focalizzate sui disastri ecologici, sull’inquinamento

 

Della Bruna Gloria

Quasi ogni anno avvengono molte catastrofi ambientali causate dalla dispersione di grandi quantità di idrocarburi, in particolare di petrolio, in mare e sulla terra: come l’incidente della petroliera Exxon Valdez, nel 1989 o il naufragio della petroliera Braer nel 1993.

Mentre per la dispersione di petrolio in mare è stata fatta una certa esperienza  per ristabilire l’equilibrio ambientale con tecniche abbastanza efficaci; per gli incidenti in zone terrestri (come quello avvenuto nel 1994 a Trecati, Novara, dove è esploso un pozzo di petrolio dell’impianto Agip), invece, non si ha molta esperienza e si è in una fase di sperimentazione per il risanamento dell’ambiente. Si utilizzano tecniche con metodi fisici come il lavaggio del suolo o l’estrazione sottovuoto del petrolio, e tecniche con metodi naturali, cioè usando esseri piccolissimi che per la loro natura mangiano le parti di cui il petrolio è composto.

L’utilizzo di questi esseri era stati ideato e studiato dall’Istituto Oceanografico “Paul Richard” di Tolone, che con metodi biotecnologici  sono riusciti a farli riprodurre in numero più alto e in maniera da poter mangiare in quantità maggiore. In questo modo la pulizia del territorio è più veloce ed efficace.

(1231 caratteri)

                      

 

Vitali Isabella

I danni alla natura dovuti dagli incidenti alle barche che trasportano il petrolio sono stati, in questi ultimi anni, molto frequenti. Questo ha portato a ricercare tecniche di risanamento del terreno sempre più efficaci, in questo modo si sono ottenuti buoni risultati per quanto riguarda l’inquinamento del mare mentre per l’inquinamento del terreno siamo ancora in una situazione di difficoltà.

Uno degli ultimi metodi per controllare l’inquinamento della terra dovuto dal petrolio sono i batteri “mangiapetrolio”. Essi sono dei piccoli animaletti che mangiano le sostanze di cui è formato il petrolio e che sono in grado di digerirli in un tempo molto ristretto riportando il terreno alle sue condizioni naturali.

(716 caratteri)

                                              

Casolaro Valeria

I danni provocati dal petrolio in mare sono molto diffusi oggi, per cui è facile rimediarvi, mentre non lo è per quelli provocati al terreno. Per guarirlo infatti ci sono procedimenti fisici, che sono per esempio il lavaggio del suolo, e biologici, cioè l’uso di batteri (piccoli animaletti) che mangiano il petrolio: sono già stati usati da alcuni scienziati.

Questi batteri si dividono in varie specie, ognuna delle quali mangia un solo tipo delle particelle che compongono il petrolio. Gli scienziati, studiandoli, hanno scoperto un procedimento con il quale si possono dare a un solo batterio le capacità di mangiare tutte le parti del petrolio e rendere così la pulizia dei terreni inquinati più semplice.

(710 caratteri)

 

 

Bosco Federica

L’inquinamento in mare provocato dal petrolio si riesce a combattere facilmente, ma per quello terrestre le tecniche sono ancora in una fase iniziale. Siccome le esplosioni dei pozzi di petrolio avvengono solitamente in aree desertiche, si cerca di eliminare l’inquinamento lavando il terreno e usando dei batteri in grado di mangiare il petrolio, tecnica provata all’Istituto Oceanografico di Tolone, in Francia. Così si ripulisce l’ambiente in modo più facile e veloce.

(471 caratteri)

 

 

- focalizzate sull’incidente di Trecate e sulle tecniche impiegate

 

 

Crivaro Antonietta

Nel 1994 è esploso un pozzo di petrolio a Trecate, un paese in provincia di Novara. I paesi di Trecate e Romentino, insieme alle risaie nei dintorni, sono stati ricoperti di petrolio, detriti e altri materiali e gas che sono derivati dall’esplosione. Risanare il territorio è stato più difficile rispetto ai casi di inquinamento in mare. Sono stati utilizzati degli speciali batteri, detti “mangiapetrolio”, che si nutrono delle molecole che compongono il petrolio, dette idrocarburi. Ci sono molte specie di batteri con questa capacità e ognuno può nutrirsi di un solo tipo di idrocarburo, anche se è possibile dare ad un solo batterio la capacità di neutralizzare tutte le molecole di petrolio e purificare più velocemente il terreno.

(736 caratteri)

 

 

Crivaro Antonietta

Nel 1994, in un’industria di estrazione del petrolio vicino a Novara, è esploso uno dei pozzi, riempiendo di petrolio, macerie e prodotti chimici i paesi di Trecate e Romentino e diverse risaie nelle vicinanze.

È stato piuttosto difficile rimediare al danno e per farlo sono stati utilizzati dei particolari batteri che sono in grado di nutrirsi delle molecole che compongono il petrolio. Esistono diverse specie di batteri e ognuno è capace di digerire solo una delle diverse molecole. Con metodi particolari è possibile far sì che un solo batterio riesca a nutrirsi di tutti i componenti del petrolio, per rendere questo procedimento più veloce e risanare l’ambiente in tempi più brevi.

(687 caratteri)

 

 

- focalizzate sul confronto fra esperienze diverse e sulle relative tecniche di risanamento

 

Di Biase Giuseppe

Mentre per i disastri provocati dalla dispersione di petrolio in mare è stata fatta una certa esperienza, per l’ inquinamento terrestre da petrolio si è ancora agli inizi. Solitamente il risanamento del terreno viene condotto con il lavaggio del suolo o utilizzando batteri che si nutrono dell’ oro nero.

Quest’ ultima strategia naturale consiste nel creare un mangime naturale capace di far aumentare il numero dei batteri ghiotti di petrolio e capaci di ingerirlo. Negli ultimi tempi si è anche riusciti a concentrare in un unico batterio la capacità di distruggere tutte le parti presenti nel petrolio, facilitando e velocizzando il risanamento dell’ ambiente.

(662 caratteri)

 

 

Zoppelli Giulia

Grazie ad una certa esperienza, acquisita in seguito a numerosi naufragi di petroliere, per i disastri provocati dalla dispersione in mare, si possono oggi utilizzare tecniche di risanamento piuttosto efficaci. Per l’inquinamento terrestre da petrolio, invece, si è ancora in una fase iniziale, anche perché gli incidenti legati ai pozzi petroliferi si sono verificati in zone non abitate e non coltivate. In questo caso si sono adottate soluzioni come il lavaggio del suolo, l’estrazione delle sostanze inquinanti o addirittura l’uso di batteri “mangiapetrolio”. Essi, sperimentati con successo dall’istituto Oceanografico “Paul Richard” di Tolone, sono particolari microrganismi in grado di nutrirsi e digerire uno o pochi tipi di idrocarburi, componenti del petrolio. È possibile così dotare un unico batterio della capacità di decomporre tutti gli idrocarburi, rendendo più veloce il processo di risanamento dell’ambiente ed evitando catastrofi ecologiche.

(960 caratteri)

 

 

Ceolin Valeria

In seguito ad alcuni disastri provocati dalla dispersione di petrolio in mare, come quello di una petroliera che riversò in una baia in Alaska 250000 barili di petrolio o come il naufragio di una petroliera della Libia, sono state adottate particolari tecniche di una certa efficacia, grazie alle quali si possono depurare le acque dall’inquinamento del petrolio.

Per quanto riguarda gli incidenti terrestri, invece, le tecniche di risanamento sono in una fase di studio del tutto primitiva. Solitamente, infatti, gli incidenti si sono verificati in zone più che altro desertiche lontane da centri abitati e da campi coltivati. Il risanamento del terreno è stato condotto, tra le altre, anche con una strategia naturale, che consiste nell’utilizzo di batteri in grado di mangiare il petrolio. Essa è nata anni fa quando sono stati creati degli alimenti biologici grazie ai quali nascono microrganismi ghiotti di petrolio e capaci di digerirlo. Esistono diverse specie di batteri “mangiapetrolio”, che rendono più efficace e veloce il risanamento ambientale nei casi d’ inquinamento da petrolio.

(1093 caratteri)

 

Loliva Giorgia

Oggi esistono tecniche che rendono di nuovo sano il mare dopo essere stato inquinato dal petrolio, per risanare i terreni, però, non ci sono ancora soluzioni, a parte quella di ripulire il suolo con batteri che mangiano il petrolio, tecnica più veloce e facile. Questi batteri sono stati provati all’ Istituto Oceanografico di Tolone, in Francia.

(346 caratteri)

 

 

- focalizzate sui “batteri mangiapetrolio”

 

 

Caprioli Sofia

I batteri “mangiapetrolio” sono dei piccolissimi organismi  che si nutrono di petrolio e lo possono digerire. Esistono diverse specie di batteri “mangiapetrolio”, ma tutti hanno un ruolo ben specifico, rendere le molecole che formano il petrolio non inquinanti; bisogna però ricordarsi che questi batteri ne mangiano solo una piccolissima parte, con degli esperimenti scientifici è possibile trasferire ad un unico batterio la capacità di distruggere o di diminuire tutti gli idrocarburi presenti nel petrolio, facilitando così il risanamento dell’ambiente molto più veloce. I batteri “mangiapetrolio” sono stati utilizzati per la prima volta in occasione dell’incidente, nel marzo del 1989, della petroliera Valdez  in Alaska. Subito dopo, nel 1993, un altro  naufragio della petroliera Brear a nord della Scozia. Seguì un altro incidente in Italia a Trecate, nel 1994, un pozzo Agip prese fuoco e le abitazioni di Trecate e Romentino  sono state ricoperte di petrolio.

(970 caratteri)

 

Greco Letizia

I batteri “mangiapetrolio” sono dei microrganismi ghiotti di idrocarburi (un altro nome per indicare il petrolio) e capaci di digerirli. Essi sono stati inventati recentemente dall’uomo, in occasione di gravi incidenti. Ad esempio quello della petroliera che naufragò in Alaska nel 1989 riversando in mare il petrolio e causando gravissimi danni all’ambiente. Un altro grave incidente è quello che si verificò in Italia, in provincia di Novara, nel 1994,dove un pozzo di petrolio esplose e ricoprì di greggio il paese e le risaie circostanti. Fu in quella occasione che i batteri “mangiapetrolio” si dimostrarono utilissimi, ovviamente affiancati dai tradizionali mezzi come ad esempio il lavaggio del terreno.

(710 caratteri)

 

 

Vana Andrea

I batteri mangiapetrolio sono microrganismi capaci di distruggere gli elementi che compongono il petrolio.

Questi batteri sono stai utilizzati con successo nel 1989 in occasione dell’incidente della petroliera Valdez.

Esistono diversi tipi di batteri, ognuno capace di distruggere una parte diversa di petrolio, ma, grazie ad esperimenti scientifici, è stato possibile modificarli, così che possano distruggere tutti gli elementi del petrolio.

Essi vengono utilizzati anche per risolvere l’inquinamento provocato dal petrolio sulla terra, nel quale, a differenza che nel mare, si hanno ancora molti problemi.

(605 caratteri)