Fin dalla compilazione del questionario iniziale e dalla
scrittura delle affermazioni “La scrittura è…”, la maggior parte di voi ha
espresso la convinzione che scrivere significhi soprattutto esprimere emozioni,
stati d’animo, suggestioni, oltre che idee e pensieri, e che l’attività di
scrittura possa o debba essere anche (o soprattutto?) un moto dell’animo, uno
sfogo, una passione…
Dai questionari iniziali emerge (in parte) una visione della
scrittura come una specie di autorappresentazione permanente di sé, spesso più
impegnativa ma anche più gratificante di molte altre rappresentazioni oggi di
moda (reali e virtuali), che si affidano per lo più allo scambio di immagini,
di simboli o di contatti apparentemente reali o quanto meno immersi in una
dimensione di “reality”. [Frase volutamente difficile, e un po’ polemica.]
Il laboratorio, invece, è stato
(volutamente) caratterizzato da un’altra idea e da un’altra pratica della
scrittura, quella che nasce dalla convinzione che
SA
SCRIVERE CHI SA
RI-SCRIVERE
In questa prospettiva, parziale
ma di una qualche importanza nella storia della scrittura (e quindi della
comunicazione umana, anche letteraria), la scrittura è considerata un’attività
umana che richiede, oltre alle motivazioni psicologiche e agli interessi
tematici, di saper anche esercitare una paziente capacità rielaborativa, di
natura lessicale, sintattica, testuale, che non è solo “formale”. E’ infatti la
capacità di cercare e trovare le parole,
le frasi, la struttura testuale di volta in volta più adatte per
esprimere quelle emozioni e quei contenuti
e che spesso prende spunto da altri testi, si affida al lavoro della rielaborazione, del rifacimento, della
ri-scrittura.
Fare per il “vostro”
laboratorio di scrittura questa scelta comportava qualche prevedibile rischio
(questo mestiere è un misto costante di scelte e di rischi). L’importante è
saperlo; vi avevo espresso questa consapevolezza chiudendo i commenti ai dati
del questionario iniziale, con queste parole:
E ora? Ora, finito il primo anno di lavoro insieme, sarebbe tempo di bilanci, di valutazioni. Avrei parecchie cose da dire, ma preferisco rimandarle di qualche settimana. La valutazione, come la vendetta, è un piatto che andrebbe servito freddo.
Per ora, preferisco raccogliere alcuni dei testi che avete
realizzato durante l’anno: anch’essi saranno utili per dare una serena
autovalutazione del lavoro svolto.
Li raccoglierò anche in
“versione cartacea”, ma ho scelto di farlo anzitutto in versione on
line, per costringervi a prendere un po’ di dimestichezza con il sito e il
gruppo di discussione realizzati appositamente per il “laboratorio” (e per
stanare la vostra pigrizia). So che, nella conservazione e nella riproduzione
dei testi, alcuni di voi sono stati penalizzati dal “tradimento” del loro
computer: Ne approfittiamo per
segnalare la necessità di qualche rinnovamento del parco macchine (ma la
dimensione tecnologica del
“laboratorio”, nel complesso, ha retto).
Un’ultima, inevitabile, considerazione, anche per chi dovesse leggere i testi qui raccolti senza aver partecipato ai nostri lavori. La scuola è sempre stata afflitta dal problema del “copiare”. Tutti i testi raccolti in queste pagine sono (dovrebbero essere) stati scritti da voi, anche perché nascono da circostanze molto interne alla logica del laboratorio, nelle quali non era sempre facile, appunto, “copiare” .
Ma poiché il mondo (dei testi)
è vasto e lo spirito (come la carne) è debole, qualcuno potrebbe aver attinto
dall’infinita disponibilità delle cose (già) scritte. In particolare i testi
espositivi potrebbero essere stati “tirati giù” da qualche fonte (cartacea o
digitale). Per elaborare quei testi era nei patti che si potessero ricavare da
altre fonti informazioni e porzioni testuali, ma a partire da un proprio
canovaccio e non “scaricando” l’intero testo.
Ovviamente ciascuno si assume
la totale responsabilità di ciò che ha realizzato. Compreso il sottoscritto
che, essendo un sostenitore della formula sopra ricordata per cui “sa scrivere
chi sa ri-scrivere”, deve accettare l’intera gamma delle derivazioni e delle
rielaborazioni testuali, comprese quelle che comportano una … bassa
compartecipazione intellettiva, come il “taglia e incolla”. Talvolta anche il “taglia e incolla” è un’arte
o almeno una tecnica (si chiama citazione), ma è ovvio che, mentre
l’affermazione “Sa scrivere chi sa ri-scrivere” è una cosa seria e un intero
progetto di lavoro, il fatto che qualcuno possa erroneamente interpretarla e
viverla come “Sa scrivere chi sa copiare” rappresenta il calcolato rischio di
una fesseria.
Del resto, c’è una regola fondamentale in democrazia: non si possono costringere gli esseri umani a far buon uso della propria intelligenza. Neppure a scuola, per fortuna. Decidere di usarla, anche per rinforzarla, è una garanzia di libertà. Farlo quando non si è costretti o rigidamente controllati è una delle forme più alte di esercizio di quella libertà. Leggendo i testi, ho avuto la sensazione che la maggior parte di voi abbia spesso deciso di esercitare questa forma di libertà, magari in modo un po’ troppo rumoroso e distratto, ma nel complesso efficace.
Profma17