Qualche riflessione introduttiva

 

Fin dalla compilazione del questionario iniziale e dalla scrittura delle affermazioni “La scrittura è…”, la maggior parte di voi ha espresso la convinzione che scrivere significhi soprattutto esprimere emozioni, stati d’animo, suggestioni, oltre che idee e pensieri, e che l’attività di scrittura possa o debba essere anche (o soprattutto?) un moto dell’animo, uno sfogo, una passione…

Dai questionari iniziali emerge (in parte) una visione della scrittura come una specie di autorappresentazione permanente di sé, spesso più impegnativa ma anche più gratificante di molte altre rappresentazioni oggi di moda (reali e virtuali), che si affidano per lo più allo scambio di immagini, di simboli o di contatti apparentemente reali o quanto meno immersi in una dimensione di “reality”. [Frase volutamente difficile, e un po’ polemica.]

 

Il laboratorio, invece, è stato (volutamente) caratterizzato da un’altra idea e da un’altra pratica della scrittura, quella che nasce dalla convinzione che

 

SA SCRIVERE  CHI SA RI-SCRIVERE

 

In questa prospettiva, parziale ma di una qualche importanza nella storia della scrittura (e quindi della comunicazione umana, anche letteraria), la scrittura è considerata un’attività umana che richiede, oltre alle motivazioni psicologiche e agli interessi tematici, di saper anche esercitare una paziente capacità rielaborativa, di natura lessicale, sintattica, testuale, che non è solo “formale”. E’ infatti la capacità di cercare e trovare le parole,  le frasi, la struttura testuale di volta in volta più adatte per esprimere quelle emozioni e quei contenuti  e che spesso prende spunto da altri testi,   si affida al lavoro della rielaborazione, del rifacimento, della ri-scrittura.

 

Fare per il “vostro” laboratorio di scrittura questa scelta comportava qualche prevedibile rischio (questo mestiere è un misto costante di scelte e di rischi). L’importante è saperlo; vi avevo espresso questa consapevolezza chiudendo i commenti ai dati del questionario iniziale, con queste parole:

 

Casella di testo: I poco frequentati oggetti del laboratorio di scrittura

Un’ultima considerazione è dedicata al rapporto fra gli esiti del questionario e le attività del laboratorio di scrittura.
Nel laboratorio svolgeremo (non solo, ma soprattutto) attività di ri-scrittura e di utilizzo di testi di altri nei propri testi; lavoreremo attorno ad argomenti di attualità o a contenuti  disciplinari e su forme testuali di uso “pubblico”; infine insisteremo sull’importanza delle attività che precedono e seguono la stesura dei testi.
Si tratta delle attività, delle forme testuali e degli argomenti che escono più … massacrati dal questionario!
Quindi… Buon lavoro!
 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


E ora? Ora, finito il primo anno di lavoro insieme, sarebbe tempo di bilanci, di valutazioni.  Avrei parecchie cose da dire, ma preferisco rimandarle di qualche settimana. La valutazione, come la vendetta, è un piatto che andrebbe servito freddo.

Per ora, preferisco raccogliere alcuni dei testi che avete realizzato durante l’anno: anch’essi saranno utili per dare una serena autovalutazione del lavoro svolto.

Li raccoglierò anche in  “versione cartacea”, ma ho scelto di farlo anzitutto in versione on line, per costringervi a prendere un po’ di dimestichezza con il sito e il gruppo di discussione realizzati appositamente per il “laboratorio” (e per stanare la vostra pigrizia). So che, nella conservazione e nella riproduzione dei testi, alcuni di voi sono stati penalizzati dal “tradimento” del loro computer:  Ne approfittiamo per segnalare la necessità di qualche rinnovamento del parco macchine (ma la dimensione tecnologica del  “laboratorio”, nel complesso, ha retto).

 

Un’ultima, inevitabile, considerazione, anche per chi dovesse leggere i testi qui raccolti senza aver partecipato ai nostri lavori. La scuola è sempre stata afflitta dal problema del “copiare”. Tutti i testi raccolti in queste pagine sono (dovrebbero essere) stati scritti da voi, anche perché nascono da circostanze molto interne alla logica del laboratorio, nelle quali non era sempre facile, appunto, “copiare” .

Ma poiché il mondo (dei testi) è vasto e lo spirito (come la carne) è debole, qualcuno potrebbe aver attinto dall’infinita disponibilità delle cose (già) scritte. In particolare i testi espositivi potrebbero essere stati “tirati giù” da qualche fonte (cartacea o digitale). Per elaborare quei testi era nei patti che si potessero ricavare da altre fonti informazioni e porzioni testuali, ma a partire da un proprio canovaccio e non “scaricando” l’intero testo.

Ovviamente ciascuno si assume la totale responsabilità di ciò che ha realizzato. Compreso il sottoscritto che, essendo un sostenitore della formula sopra ricordata per cui “sa scrivere chi sa ri-scrivere”, deve accettare l’intera gamma delle derivazioni e delle rielaborazioni testuali, comprese quelle che comportano una … bassa compartecipazione intellettiva, come il “taglia e incolla”.  Talvolta anche il “taglia e incolla” è un’arte o almeno una tecnica (si chiama citazione), ma è ovvio che, mentre l’affermazione “Sa scrivere chi sa ri-scrivere” è una cosa seria e un intero progetto di lavoro, il fatto che qualcuno possa erroneamente interpretarla e viverla come “Sa scrivere chi sa copiare” rappresenta il calcolato rischio di una fesseria.

Del resto, c’è una regola fondamentale in democrazia: non si possono costringere gli esseri umani a far buon uso della propria intelligenza. Neppure a scuola, per fortuna. Decidere di usarla, anche per rinforzarla, è una garanzia di libertà. Farlo quando non si è costretti o rigidamente controllati è una delle forme più alte di esercizio di quella libertà. Leggendo i testi, ho avuto la sensazione che la maggior parte di voi abbia spesso deciso di  esercitare questa forma di libertà, magari in modo un po’ troppo rumoroso e distratto, ma nel complesso efficace.


  Profma17