di
un testo da riscrivere per bambini di otto/nove anni
Il testo originario
Nel marzo deI 1989 l’incidente della petroliera Exxon Valdez riversò nella baia di
Prince William, in Alaska, 250.000 barili di petrolio con effetti disastrosi.
Fece seguito, nel 1993, il naufragio della
petroliera liberiana Braer presso
le isole Shetland, provocando l’ennesima catastrofe ecologica. Il pomeriggio
del 28 febbraio 1994 l’esplosione del pozzo T24 dell’impianto
Agip di Trecate (Novara) per l’estrazione di petrolio ricoprì di greggio misto
ad acqua, detriti, metano e idrogeno solforato gli abitati di Trecate e
Romentino e gran parte delle risaie limitrofe. Mentre per i disastri provocati dalla dispersione di
petrolio in mare è stata fatta una certa esperienza,
grazie alla quale si possono oggi utilizzare tecniche
di risanamento di una certa efficacia, per l’inquinamento terrestre da petrolio si è ancora in una fase del
tutto pionieristica.
Solitamente infatti incidenti come
quello di Trecate si sono verificati in zone pressoché desertiche, lontane dai
centri abitati e non adibite alle coltivazioni. Il risanamento del terreno è stato condotto sia con mezzi fisici,
come il lavaggio del suolo o l’estrazione degli inquinanti sotto vuoto, sia con mezzi biologici, utilizzando cioè batteri che si
nutrono di idrocarburi.
Questa strategia
naturale di intervento era stata messa a punto, anni fa, dall’istituto Oceanografico “Paul
Richard” di Tolone, che aveva sperimentato con successo, in occasione
dell’incidente della petroliera Valdez, un
bionutrimento capace dì far proliferare microrganismi ghiotti di idrocarburi e
capaci di digerirli. In effetti esistono diverse specie di batteri “mangiapetrolio” che si nutrono di
idrocarburi in maniera piuttosto specifica: ogni tipo di batterio è in grado
cioè di attaccare e decomporre uno solo o al massimo pochi tipi di molecole
idrocarburiche. Con metodi biotecno-logici è possibile trasferire a un unico
batterio la capacità di degradare tutti gli idrocarburi presenti nel petrolio,
rendendo così più efficace e veloce il risanamento dell’ambiente nei casi di
inquinamento da petrolio.
Il testo originario
e i singoli nuclei tematici
incidenti batteri mangiapetrolio
disastri ecologici inquinamento tecniche di risanamento
Le
sintesi dei ragazzi: quarta A (ginnasio)
Sintesi (prevalentemente) “dal basso”
-
focalizzate sulla successione di incidenti
Sintesi (prevalentemente) “dall’alto”
-
focalizzate sui disastri ecologici, sull’inquinamento
-
focalizzate sull’incidente di Trecate e sulle tecniche
impiegate
-
focalizzate sul confronto fra esperienze diverse e sulle relative
tecniche di risanamento
-
focalizzate sui “batteri mangiapetrolio”
Sintesi (prevalentemente) “dal basso”
- focalizzate sulla successione di incidenti
Zamira
Purtroppo, durante
il corso degli anni, si sono verificati degli incidenti col petrolio che hanno
inquinato sia le terre sia il mare.
Un episodio molto
triste si è verificato a Trecate, un pesino vicino a Novara, quando un enorme
pozzo che conteneva molti litri di petrolio è esploso ricoprendo di tante
sostanze inquinanti miste ad acqua i due paesini di Trecate e Romentino.
Mentre per i disastri provocati in mare
dal petrolio si trovano delle soluzioni che risolvono abbastanza il problema,
per quelli provocati sulla terraferma gli scienziati stanno studiando ancora
nuove soluzioni.
Solitamente
incidenti, come per esempio quello di Trecate, si sono verificati in zone non
abitate e non coltivate. Per pulire il terreno gli scienziati hanno usato mezzi
fisici, cioè hanno ripulito e lavato il terreno, oppure hanno usato degli
speciali batteri ghiotti di queste sostanze inquinanti. Questa soluzione è
stata inventata da un istituto di nome “Paul Richard” che aveva
sperimentato con successo questa tecnica
naturale dei batteri “mangiapetrolio”. I batteri, infatti, uccidono e mangiano
queste sostanze inquinanti che al terreno e anche agli esseri viventi fanno
molto male.
(1179 caratteri)
Sonia
Nel marzo del 1989 la petroliera Exxon Valdez, in Alaska, fece disperdere in mare 250000 barili di petrolio con effetti disastrosi. In seguito, nel 1993, la petroliera liberiana Braer, presso le isole Shetland, provocò l’ennesima catastrofe ecologica. Il 28 febbraio 1994 esplose il pozzo T24 dell’impianto Agip di Trecate, a Novara. Oggi, mentre per i disastri provocati dalla dispersione di petrolio in mare è stata fatta una certa esperienza, per l’inquinamento terrestre, provocato dal petrolio, è ancora necessario rendere più veloce ed efficace il risanamento dell’ambiente. Solitamente, incidenti come quello di Trecate, si sono verificati in zone non abitate. Il risanamento del terreno è stato, quindi, eseguito con mezzi fisici, come il lavaggio del suolo o l’estrazione delle sostanze inquinanti; ma anche con mezzi biologici, cioè utilizzando batteri che si nutrono di petrolio. Anni fa, infatti, l’Istituto Oceanografico “Paul Richard” di Tolone aveva sperimentato, per la prima volta, con successo, in occasione dell’incidente della petroliera Valdez, un bionutrimento capace di dare origine a microrganismi ghiotti di petrolio.
(1142 caratteri)
Giuliano
Nel marzo de11989 a causa
dell'incidente della petroliera Exxon Valdez furono riversate nella baia di
Prince William, in Alaska, 250.000 barili di petrolio con conseguenza
disastrose per l'ambiente. Dopo, nel 1993 la petroliera Braer causò un'altra
catastrofe naturale vicino alle isole Shetland nell'Atlantico. Nel1994 nel
pomeriggio del 28 febbraio, un pozzo per l'estrazione di petrolio esplose
vicino a Novara e ricoprì di petrolio unito all'acqua gran parte delle case di
Trecate e Romentino e della campagna. Mentre per i disastri causati dalla
dispersione di petrolio in mare sono state trovate alcune soluzioni, per la
dispersione di petrolio sulla terra sono state trovare poche soluzioni.
Una di queste è l'utilizzo
di batteri che si nutrono di petrolio. Esistono diverse specie di batteri
mangiapetrolio, ma ognuno di questi è capace di distruggere solo una molecola
di petrolio. Gli scienziati hanno trovato il modo di dare ad un unico batterio
la capacità di distruggere tutte le molecole presenti nel petrolio.
(1023
caratteri)
Federica
Nel marzo 1989 la petroliera Exxon Valdez, in
Alaska, gettò in mare 250000 barili di petrolio con effetti disastrosi. Nel
1993 la petroliera Braer provocò l’ennesima catastrofe ecologica. Il 28
febbraio 1994 ci fu l’esplosione del pozzo T24 dell’impianto Agip di Trecate a
Novara. Mentre oggi per i disastri provocati in mare è stata fatta
un’esperienza, per l’inquinamento terrestre bisogna lavorare ancora molto.
Solitamente gli incendi come quello di Trecate si sono verificati in zone pressoché
desertiche, cioè dove non vi sono case, campi ecc… Il risanamento del terreno è
stato condotto sia con mezzi fisici che biologici, utilizzando batteri che si
nutrono di idrocarburi. Questa strategia era stata messa a punto dall’Istituto
Oceanico “Paul Richard” che aveva sperimentato un bionutrimento capace di far
mangiare i batteri di Idrocarburi. Con metodi biotecnologici è possibile
trasferire a un unico batterio la capacità di degradare tutti gli idrocarburi
presenti nel petrolio.
(987 caratteri)
Francesca
Nel marzo del
Per i disastri provocati in
mare dalla dispersione di petrolio è stata trovata una soluzione, mentre per
l'inquinamento sulla terra si è ancora in una fase del tutto iniziale. La
pulizia del terreno è stata fatta sia con il lavaggio della terra, sia
utilizzando batteri che mangiano alcune parti del petrolio.
Questa strategia era stata messa a punto da
un'Istituto che aveva sperimentato con successo un nutrimento capace di generare
microrganismi che hanno fame di
idrocarburi e capaci di digerirli; rendendo così più efficace e veloce la
pulizia dell'ambiente nei casi di inquinamento da petrolio.
(928 caratteri)
Ludovica
Nel Marzo del 1989 una nave che trasportava del
petrolio, ebbe un incidente e una grande quantità della sostanza si riversò in
mare. In seguito ci fu un altro naufragio vicino alle isole Shetland.
Nel Febbraio del 1944 ci fu l’esplosione di un pozzo petrolifero, che ricoprì di sostanze inquinanti gli abitanti dei paesi vicini ed alcune risaie. Mentre per i disastri provocati in mare è fatta una certa esperienza per l’inquinamento terrestre si è in una fase del tutto sperimentale.
Solitamente gli incidenti come quelli precedenti si
sono verificati in zone desertiche lontane dai centri abitati. La pulizia del
terreno è stata condotta utilizzando batteri che si nutrono di elementi nel
petrolio, che possono mangiarne solo poche quantità. Con certi metodi è
possibile dare la capacità a un solo batterio di mangiare tutto il petrolio
rendendo più efficace e veloce la pulizia della terra.
(891 caratteri)
Claudia
Durante gli ultimi trent’anni sono successi molti
incidenti che hanno colpitola nostra terra. Nel 1989 c’è stato l’incidente
della petroliera in Alaska, che ha riversato nel mare una grande quantità di barili di petrolio, nel 1993 il naufragio
di una petroliera vicino alle isole shetland ,e ancora nel 1994 l’esplosione di
un pozzo a Novara.
Per riuscire a pulire il terreno e l’ambiente da queste sostanze dannose, alcuni scienziati hanno scoperto delle specie da batteri che si nutrono di queste sostanze, e per questo sono chiamate “mangiapetrolio”. Esistono diversi tipi di batteri “mangiapetrolio” che pero hanno lo stesso compito: mangiare gli idrocarburi e digerirli. Grazie a questi aiuti l’ambiente riesce a guarire più velocemente e a diminuire il problema dell’inquinamento del nostro pianeta.
(808 caratteri)
Fiorenza
Nel 1989 una petroliera affondò in una baia
dell’Alaska, scaricando in mare numerosi barili di petrolio e, così facendo,
creò numerosi danni all’ambiente. Anche nel 1993 successe la medesima cosa
vicino alle isole Shetland. Nel 1994 invece l’esplosione di un pozzo
petrolifero causò numerosi danni alla città di Novara.
Tutti questi eventi si dimostrarono dannosi
per l’ambiente e per questo si scoprirono dei nuovi batteri detti
mangiapetrolio. Questi si nutrono di sostanze presenti nel petrolio e ne
possono distruggere solo poche ma
esistono altri batteri che sono in grado di annientare tutte le sostanze
presenti nel petrolio.
In questo modo il risanamento delle zone
interessate è molto più veloce.
(703 caratteri)
Davide L.
Nel mese di Marzo
dell’anno 1989, il petrolio che era trasportato da una nave è caduto in mare.
Questo è successo in una baia dell’Alaska e gli effetti sono stati disastrosi.
Qualche anno dopo, una nave della Liberia affondò presso le isole Shetland,
provocando molti danni. Il 28 febbraio dell’anno 1994 un pozzo che si trovava
vicino a Novara è esploso.
Per fortuna la maggior parte
degli incidenti sulla terra sono accaduti in zone desertiche. Per quanto
riguarda l’inquinamento che si trova sulla terra, le ricerche non sono ancora a
buon punto. Ultimamente sono stati scoperti dei batteri “mangiapetrolio” i
quali si cibano di sostanze che si trovano nel petrolio.
(669
caratteri)
Davide P.
Nel 1989 ci fu un incidente
di una petroliera che riversò in una baia dell’Alaska migliaia di litri di
petrolio con effetti disastrosi. In seguito ci furono molti incidenti per mare
e per terra. In questi anni ci sono stati molti passi avanti per il risanamento
del terreno con mezzi fisici ma soprattutto con mezzi biologici, utilizzando
batteri che si nutrono di petrolio.
Questo intervento era stato
messo a punto, anni fa, dall’istituto Oceanografico “Paul Richard” che aveva
sperimentato con successo, in occasione dell’incidente di una petroliera, un
bionutrimento capace di far proliferare batteri ghiotti di idrocarburi e capaci
di digerirli.
(665
caratteri)
Cesare
Verso la fine degli anni
(540 caratteri)
Sintesi (prevalentemente) “dall’alto”
-
focalizzate sui disastri ecologici, sull’inquinamento
Gloria
Quasi ogni anno avvengono molte catastrofi
ambientali causate dalla dispersione di grandi quantità di idrocarburi, in
particolare di petrolio, in mare e sulla terra: come l’incidente della
petroliera Exxon Valdez, nel 1989 o il naufragio della petroliera Braer nel
1993.
Mentre per la dispersione di petrolio in mare
è stata fatta una certa esperienza per
ristabilire l’equilibrio ambientale con tecniche abbastanza efficaci; per gli
incidenti in zone terrestri (come quello avvenuto nel
L’utilizzo di questi esseri era stati ideato
e studiato dall’Istituto Oceanografico “Paul Richard” di Tolone, che con metodi
biotecnologici sono riusciti a farli
riprodurre in numero più alto e in maniera da poter mangiare in quantità
maggiore. In questo modo la pulizia del territorio è più veloce ed efficace.
(1231
caratteri)
Isabella
I danni alla natura dovuti
dagli incidenti alle barche che trasportano il petrolio sono stati, in questi
ultimi anni, molto frequenti. Questo ha portato a ricercare tecniche di
risanamento del terreno sempre più efficaci, in questo modo si sono ottenuti
buoni risultati per quanto riguarda l’inquinamento del mare mentre per
l’inquinamento del terreno siamo ancora in una situazione di difficoltà.
Uno degli
ultimi metodi per controllare l’inquinamento della terra dovuto dal petrolio
sono i batteri “mangiapetrolio”. Essi sono dei piccoli animaletti che mangiano
le sostanze di cui è formato il petrolio e che sono in grado di digerirli in un
tempo molto ristretto riportando il terreno alle sue condizioni naturali.
(716
caratteri)
Valeria
I danni provocati dal petrolio in mare sono molto
diffusi oggi, per cui è facile rimediarvi, mentre non lo è per quelli provocati
al terreno. Per guarirlo infatti ci sono procedimenti fisici, che sono per
esempio il lavaggio del suolo, e biologici, cioè l’uso di batteri (piccoli
animaletti) che mangiano il petrolio: sono già stati usati da alcuni
scienziati.
Questi batteri si dividono in varie specie, ognuna
delle quali mangia un solo tipo delle particelle che compongono il petrolio.
Gli scienziati, studiandoli, hanno scoperto un procedimento con il quale si
possono dare a un solo batterio le capacità di mangiare tutte le parti del
petrolio e rendere così la pulizia dei terreni inquinati più semplice.
(710 caratteri)
-
focalizzate sull’incidente di Trecate e sulle tecniche impiegate
Antonietta/1
Nel 1994 è esploso
un pozzo di petrolio a Trecate, un paese in provincia di Novara. I paesi di
Trecate e Romentino, insieme alle risaie nei dintorni, sono stati ricoperti di
petrolio, detriti e altri materiali e gas che sono derivati dall’esplosione.
Risanare il territorio è stato più difficile rispetto ai casi di inquinamento
in mare. Sono stati utilizzati degli speciali batteri, detti “mangiapetrolio”,
che si nutrono delle molecole che compongono il petrolio, dette idrocarburi. Ci
sono molte specie di batteri con questa capacità e ognuno può nutrirsi di un
solo tipo di idrocarburo, anche se è possibile dare ad un solo batterio la
capacità di neutralizzare tutte le molecole di petrolio e purificare più
velocemente il terreno.
(736
caratteri)
Antonietta/2
Nel
È stato
piuttosto difficile rimediare al danno e per farlo sono stati utilizzati dei
particolari batteri che sono in grado di nutrirsi delle molecole che compongono
il petrolio. Esistono diverse specie di batteri e ognuno è capace di digerire
solo una delle diverse molecole. Con metodi particolari è possibile far sì che
un solo batterio riesca a nutrirsi di tutti i componenti del petrolio, per
rendere questo procedimento più veloce e risanare l’ambiente in tempi più
brevi.
(687
caratteri)
- focalizzate sul confronto fra esperienze diverse e sulle
relative tecniche di risanamento
Federica
L’inquinamento in mare
provocato dal petrolio si riesce a combattere facilmente, ma per quello
terrestre le tecniche sono ancora in una fase iniziale. Siccome le esplosioni
dei pozzi di petrolio avvengono solitamente in aree desertiche, si cerca di
eliminare l’inquinamento lavando il terreno e usando dei batteri in grado di
mangiare il petrolio, tecnica provata all’Istituto Oceanografico di Tolone, in
Francia. Così si ripulisce l’ambiente in modo più facile e veloce.
(471 caratteri)
Giuseppe
Mentre per i disastri
provocati dalla dispersione di petrolio in mare è stata fatta una certa
esperienza, per l’ inquinamento terrestre da petrolio si è ancora agli inizi.
Solitamente il risanamento del terreno viene condotto con il lavaggio del suolo
o utilizzando batteri che si nutrono dell’ oro nero.
Quest’
ultima strategia naturale consiste nel creare un mangime naturale capace di far
aumentare il numero dei batteri ghiotti di petrolio e capaci di ingerirlo.
Negli ultimi tempi si è anche riusciti a concentrare in un unico batterio la
capacità di distruggere tutte le parti presenti nel petrolio, facilitando e
velocizzando il risanamento dell’ ambiente.
(662
caratteri)
Giulia
Grazie ad una certa esperienza, acquisita in seguito a numerosi
naufragi di petroliere, per i disastri provocati dalla dispersione in mare, si
possono oggi utilizzare tecniche di risanamento piuttosto efficaci. Per
l’inquinamento terrestre da petrolio, invece, si è ancora in una fase iniziale,
anche perché gli incidenti legati ai pozzi petroliferi si sono verificati in
zone non abitate e non coltivate. In questo caso si sono adottate soluzioni
come il lavaggio del suolo, l’estrazione delle sostanze inquinanti o
addirittura l’uso di batteri “mangiapetrolio”. Essi, sperimentati con successo
dall’istituto Oceanografico “Paul Richard” di Tolone, sono particolari
microrganismi in grado di nutrirsi e digerire uno o pochi tipi di idrocarburi,
componenti del petrolio. È possibile così dotare un unico batterio della
capacità di decomporre tutti gli idrocarburi, rendendo più veloce il processo
di risanamento dell’ambiente ed evitando catastrofi ecologiche.
(960 caratteri)
Valeria
In
seguito ad alcuni disastri provocati dalla dispersione di petrolio in mare,
come quello di una petroliera che riversò in una baia in Alaska 250000 barili
di petrolio o come il naufragio di una petroliera della Libia, sono state
adottate particolari tecniche di una certa efficacia, grazie alle quali si
possono depurare le acque dall’inquinamento del petrolio.
Per quanto riguarda gli
incidenti terrestri, invece, le tecniche di risanamento sono in una fase di
studio del tutto primitiva. Solitamente, infatti, gli incidenti si sono
verificati in zone più che altro desertiche lontane da centri abitati e da
campi coltivati. Il risanamento del terreno è stato condotto, tra le altre,
anche con una strategia naturale, che consiste nell’utilizzo di batteri in
grado di mangiare il petrolio. Essa è nata anni fa quando sono stati creati
degli alimenti biologici grazie ai quali nascono microrganismi ghiotti di
petrolio e capaci di digerirlo. Esistono diverse specie di batteri
“mangiapetrolio”, che rendono più efficace e veloce il risanamento ambientale
nei casi d’ inquinamento da petrolio.
(1093 caratteri)
Giorgia
(346
caratteri)
- focalizzate sui “batteri mangiapetrolio”
Sofia
I batteri
“mangiapetrolio” sono dei piccolissimi organismi che si nutrono di petrolio e lo possono
digerire. Esistono diverse specie di batteri “mangiapetrolio”, ma tutti hanno
un ruolo ben specifico, rendere le molecole che formano il petrolio non
inquinanti; bisogna però ricordarsi che questi batteri ne mangiano solo una
piccolissima parte, con degli esperimenti scientifici è possibile trasferire ad
un unico batterio la capacità di distruggere o di diminuire tutti gli
idrocarburi presenti nel petrolio, facilitando così il risanamento
dell’ambiente molto più veloce. I batteri “mangiapetrolio” sono stati utilizzati
per la prima volta in occasione dell’incidente, nel marzo del 1989, della
petroliera Valdez in Alaska. Subito
dopo, nel 1993, un altro naufragio della
petroliera Brear a nord della Scozia. Seguì un altro incidente in Italia a
Trecate, nel 1994, un pozzo Agip prese fuoco e le abitazioni di Trecate e
Romentino sono state ricoperte di
petrolio.
(970
caratteri)
Letizia
I batteri “mangiapetrolio” sono
dei microrganismi ghiotti di idrocarburi (un altro nome per indicare il
petrolio) e capaci di digerirli. Essi sono stati inventati recentemente
dall’uomo, in occasione di gravi incidenti. Ad esempio quello della petroliera
che naufragò in Alaska nel 1989 riversando in mare il petrolio e causando
gravissimi danni all’ambiente. Un altro grave incidente è quello che si
verificò in Italia, in provincia di Novara, nel 1994,dove un pozzo di petrolio
esplose e ricoprì di greggio il paese e le risaie circostanti. Fu in quella
occasione che i batteri “mangiapetrolio” si dimostrarono utilissimi, ovviamente
affiancati dai tradizionali mezzi come ad esempio il lavaggio del terreno.
(710
caratteri)
Andrea
I batteri mangiapetrolio sono microrganismi capaci di
distruggere gli elementi che compongono il petrolio.
Questi batteri sono stati
utilizzati con successo nel
Esistono diversi tipi di
batteri, ognuno capace di distruggere una parte diversa di petrolio, ma, grazie
ad esperimenti scientifici, è stato possibile modificarli, così che possano
distruggere tutti gli elementi del petrolio.
Essi vengono utilizzati
anche per risolvere l’inquinamento provocato dal petrolio sulla terra, nel
quale, a differenza che nel mare, si hanno ancora molti problemi.
(605
caratteri)
I
batteri mangiapetrolio sono microrganismi
capaci di distruggere gli elementi che compongono il petrolio. Questi batteri sono stai utilizzati con successo
nel Esistono diversi tipi di batteri, ognuno capace
di distruggere una parte diversa di petrolio, ma, grazie ad esperimenti
scientifici, è stato possibile modificarli, così che possano distruggere
tutti gli elementi del petrolio. Essi vengono utilizzati anche per risolvere
l’inquinamento provocato dal petrolio sulla terra, nel quale, a differenza
che nel mare, si hanno ancora molti problemi.
Nel marzo
deI 1989 l’incidente della petroliera Exxon Valdez riversò nella baia di
Prince William, in Alaska, 250.000 barili di petrolio con effetti disastrosi.
Fece seguito, nel 1993, il naufragio della
petroliera liberiana Braer presso
le isole Shetland, provocando l’ennesima catastrofe ecologica. Il pomeriggio
del 28 febbraio 1994 l’esplosione del pozzo T24 dell’impianto
Agip di Trecate (Novara) per l’estrazione di petrolio ricoprì di greggio misto
ad acqua, detriti, metano e idrogeno solforato gli abitati di Trecate e
Romentino e gran parte delle risaie limitrofe. Mentre per i disastri provocati dalla dispersione di
petrolio in mare è stata fatta una certa esperienza,
grazie alla quale si possono oggi utilizzare tecniche
di risanamento di una certa efficacia, per l’inquinamento terrestre da petrolio si è ancora in una fase del
tutto pionieristica.
Solitamente
infatti incidenti come quello di Trecate si sono verificati in zone pressoché
desertiche, lontane dai centri abitati e non adibite alle coltivazioni. Il risanamento del terreno è stato condotto sia
con mezzi fisici, come il lavaggio del suolo o l’estrazione degli inquinanti
sotto vuoto, sia con mezzi biologici, utilizzando
cioè batteri che si nutrono di idrocarburi.
Questa strategia naturale di intervento era stata
messa a punto, anni fa, dall’istituto Oceanografico “Paul Richard” di Tolone,
che aveva sperimentato con successo, in occasione dell’incidente della
petroliera Valdez, un bionutrimento
capace dì far proliferare microrganismi ghiotti di idrocarburi e capaci di
digerirli. In effetti esistono diverse specie di batteri
“mangiapetrolio” che si nutrono di idrocarburi in maniera piuttosto
specifica: ogni tipo di batterio è in grado cioè di attaccare e decomporre uno
solo o al massimo pochi tipi di molecole idrocarburiche. Con metodi
biotecno-logici è possibile trasferire a un unico batterio la capacità di
degradare tutti gli idrocarburi presenti nel petrolio, rendendo così più
efficace e veloce il risanamento dell’ambiente nei casi di inquinamento da
petrolio.
risanamento |
3 |
0,65 |
|
|
|
batterio/i |
4 |
4,2 |
tecniche |
1 |
0,54 |
incident |
3 |
1,0 |
mangiapetrolio |
1 |
0,41 |
metodi |
1 |
0,29 |
inquinamento |
2 |
0,7 |
mangia… il petrolio |
0 |
0,72 |
mezzi |
2 |
0,29 |
|
|
|
|
|
|
13