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memorbalia |
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educazione linguistica -
ricerca didattica - politica scolastica di... con... da.... su.... mario ambel |
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Questo sito è
antiquato (nella struttura, forse un po' meno nei contenuti) e faccio
fatica a tenerlo aggiornato,
ma forse vale la pena continuare a tenerlo in vita come forma di r/esistenza
attiva! |
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Aristotele riteneva che
conoscenza e insegnamento fossero inseparabili. Le sue ricerche venivano
portate avanti collettivamente, lungi dal conservare i suoi pensieri
come patrimonio privato, ne faceva parte ad amici e allievi. Pensava,
infatti, che non si possa asserire di conoscere qualcosa se non si è
capaci di trasmettere ad altri tale conoscenza, e considerava
l'insegnamento la manifestazione specifica della conoscenza.
da J. Barnes (1982),
2002, Aristotele, Einaudi, Torino, p.9.. |
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lavori
(sempre) in corso
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ultimo aggiornamento:
20/07/2015 |
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per rinnovare il
discorso pubblico e professionale
sulla scuola
leggete
e diffondete |
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smetti anche tu! |
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La "Buona scuola" è legge dello
Stato ma non è e non sarà mai la mia scuola, perché
fondata sull'individualismo, la meritocrazia, la
competitività e su un antiquata idea di rapporti fra
lavoro e cittadinanza, fra economia e diritti.
Io continuerò a lavorare su mandato dell'articolo
3 della Costituzione in nome di una scuola davvero
democratica e progressista. |
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(r)esistere
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materiali di supporto ad
attività di formazione recenti |
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ambienti di lavoro
(in
fase di ristrutturazione) |
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Docente del mio tempo
Sei ancora quello del latino e della grammatica
docente del mio tempo. Eri nella vecchia media
con le declinazioni astruse, il fardello dei pomeriggi,
t'ho visto – dentro il carro di Achille, alle parafrasi,
alle mura di Troia. T'ho visto: eri tu
con la tua analisi logica esatta persuasa alla selezione
senza amore, senza Dewey. Hai disperso ancora
come sempre, come dispersero i padri, come dispersero
i bidelli che ti videro la prima mattina.
E questa bocciatura odora come nel giorno
quando l'allievo disse all'altro allievo:
«Io vado al ginnasio». E quell'eco fredda, ostile,
è giunta fino a te, dentro il tuo orario.
Dimenticate, o colleghi, le nuvole di voti:
Scendete dalle pedane, dimenticate quei docenti,
i loro registri affondano nella polvere
il rumore dell'aula, l'intervallo, coprono il loro
cuore.
con
buona pace di Salvatore (Q)
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repertori di formazione
archivio
(in allestimento) |
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interventi a convegni o
seminari di lavoro |
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Merito e Costituzione
Nota dedicata ai colleghi affetti da
meritonite, malattia non endemica che sta mietendo vittime
anche autorevoli tra gli educatori progressisti e che si
manifesta con la spiccata tendenza a voler a tutti costi
individuare una via "di sinistra" al merito.
Uno dei sintomi più acuti e duri da
debellare della meritonite consiste nell'affermare che il
richiamo al "merito" è contenuto anche nell'art.34 della
Costituzione: "I capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi,
hanno diritto a raggiungere i gradi più alti degli studi".
Che in questo articolo si parli di "merito" è noto e certo.
Altrettanto noto, ma dimenticato dai meritonitici, difficile dire se solo
in preda al delirio meritotonico o anche in condizioni di
riconquistata lucidità, è che in quell'articolo sta
semplicemente a significare che gli alunni capaci e meritevoli
se di estrazione sociale umile e privi di mezzi economici devono
essere sostenuti dallo Stato nella possibilità di "raggiungere i
gradi più alti gradi degli studi".
Affermò al riguardo il costituente on.
Ruini: "Uno dei punti al quale l'Italia deve tenere è che nella
sua Costituzione, come in nessun altra, sia accentuato l'impegno
di aprire ai capaci e meritevoli, anche se poveri, i gradi più
alti di istruzione. Alla realizzazione di questo impegno
occorreranno grandi stanziamenti; ma non si deve esitare; si
tratta di una delle forme più significative per riconoscere un
diritto della persona, per utilizzare a vantaggio della società
forse che resterebbero latenti e perdute, di attuare una vera e
integrale democrazia".
Che cosa questa idea fortemente inclusiva
e perequatrice nei confronti delle classi sociali meno abbienti
(se ci è concesso questo parlar volgare) centri con l'idea di
fondare tutto il sistema educativo e sociale sui principi della
meritocrazia è difficile da intendere se non nella
consapevolezza di quanto acuta e tristemente ottenebrante possa
essere questa malattia.
Purtroppo non sono allo stato attuale
disponibili cure semplici ed efficaci perché la perdita di sé,
delle proprie certezze, dei propri punti fermi e delle
proprie speranze che questa malattia provoca è purtroppo intensa
e persistente.
Le punizioni e il merito sono le due facce di una stessa
medaglia che non ha nulla a che fare con pratiche educative
degne di questo nome e che non è neppure una novità: la
logica premiale e punitiva alimenta da sempre le quotidianità
schizoide dei sistemi educativi (e dei modelli sociali) deboli e
contraddittori e per questo autoritari. I sistemi
educativi (e sociali) coerenti e autorevoli e per questo forti
si fonderebbero invece sull'esercizio e il riconoscimento delle
responsabilità individuali e collettive, che sono tutt'altra
cosa e si ispirano a tutt'altri valori.
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è ancora possibile lavorare con impegno e passione per
difendere e diffondere una buona scuola pubblica
di tutti e di ciascuno?
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